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dre, fece quanto il Re le aveva comandato; non però gli portò quella che sopra ogni altra cosa teneva. Il medico, vedute le gioie, disse tra quelle non esser il rubino che egli desiderava: e che la figliuola riguardasse meglio, che lo troverebbe. La figliuola, che era già tutta accesa dell’amor del robino, denegava averlo. Il Re, questo udendo, disse al medico: Andate e ritornate dimani, che faremo sì fattamente con la figliuola, che voi l’arrete. Partitosi il medico, il padre chiamò Violante: e ambiduo chiusi in una camera, dolcemente l’interrogò del robino che voleva il medico. Ma ella costantemente dinegava il tutto. Partita dal padre Violante, ed andata nella sua camera, e chiusa sola dentro, si mise a piagnere; e preso il robino, l’abbracciava, basciava e stringeva, maladicendo l’ora che il medico in queste parti era venuto. Vedendo il robino le calde lagrime che da i be’ occhi giù scorrevano, ed i profondi sospiri che dal ben disposto cuore venivano, mosso a pietà, si converse in umana forma; e con amorevoli parole disse: Signora mia, per cui reputo aver la vita, non piangete nè sospirate per me che vostro sono, ma cercate rimedio al nostro affanno; perciò che il medico, che con tanta sollecitudine procaccia di avermi nelle mani, è il mio nemico che vorrebbe di vita privarmi: ma voi, come donna prudente e savia, non mi darete nelle sue mani, ma dimostrandovi piena di sdegno, mi trarrete nel muro; ed io provederò al tutto. Venuta la mattina sequente, il medico ritornò al Re; ed udita la cattiva risposta, alquanto si turbò: affermando veramente il robino esser nelle mani della figliuola. Il Re, chiamata la figliuola in presenzia del medico, disse: Violante, tu sai che per virtù di questo medico noi abbiamo riavuta la sanità: e per suo guidardone egli non vuole stati nè te-