solone, pur molto leggermente apparò l’arte negromantica, e divenne sì dotto e sofficiente in quella, che di gran lunga il maestro avanzò. Il padre di Dionigi, andatosene un giorno alla bottega del sarto, vidde suo figliuolo non lavorare, ma portar le legna e l’acqua che bisognava per cucina, scopar la casa e far altri vilissimi servigi. Onde assai si duolse; e fatta tuor buona licenza dal maestro, a casa lo condusse. Aveva il buon padre per vestir il figliuolo molti danari spesi, acciò che apparasse l’arte del sarto; ma vedendo non potersi prevaler di lui, assai si ramaricava; ed a lui diceva: Figliuolo mio, tu sai quanto per farti un uomo ho per te speso; nè dell’arte tua mi ho mai prevalesto nelle bisogne mie. Onde mi trovo in grandenissima necessità, nè so come debba far in nodrirti. Io vorrei, figliuol mio, con qualche onesto modo tu ti affaticassi per sovenirti. A cui rispose il figliuolo: Padre, prima vi ringrazio delle spese e fatiche fatte per me; indi pregovi che non vi affannate, ancor che io non abbia apparato l’arte del sarto, sì come era il desiderio vostro; perciò che io ne apparai un’altra, che ne sarà di maggior utile e contento. State adunque cheto, padre mio diletto, nè vi smarrite, perciò che presto vedrete il profitto che io fei, e del frutto la casa e la famiglia sovenir potrete. Io per nigromantica arte trasmuterommi in un bellissimo cavallo; e voi fornito di sella e briglia mi menerete alla fiera, e mi venderete: ed io lo sequente giorno ritornerò a casa nel modo che voi ora mi vedete; ma guardato di non dare in modo alcuno al compratore la briglia, perciò che io non potrei più ritornare a voi, e forse più non mi vedreste. Trasformatosi adunque Dionigi in un bellissimo cavallo, e menato dal padre in fiera, fu veduto da molti: i quai si maravigliavano di tanta bellezza e delle prove che il cavallo