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seguisse: la qual, per non parer da meno delle altre, così disse.

Donne, ho una cosa soda, dritta e bianca,
     Liscia d’intorno, e nel capo forata.
Un palmo è di lunghezza, o poco manca:
     Dura di nervo, e di sopra lordata.
Ed è si avvezza, che mai non si stanca.
     Quantunque su e giù sia dimenata.
E questa cosa, donne, che vi ho detto,
     Di ciascun dichiarisse il gran concetto.

Risero assai gli uomini; ma non intendevano dell’enimma il suo significato. Ma Alteria, a cui il quarto luogo toccava, galantemente in questa guisa l’espose: Altro questo enimma non significa, eccetto la penna da scrivere: la quale è soda, diritta, bianca e nerbuta, ed è nel capo forata, e lorda per l’ingiostro; nè mai si stanca, e dal scrittore e in publico ed in segreto è su e giù menata. — Commendato fu da tutti l’acuto ingegno di Alteria in esponere il sottil enimma; non però fu senza grave sdegno di Arianna, la qual sola credeva sapere la sua isposizione. La Signora, vedendola accesa nel viso, disse: Arianna, acquetati ora, perciò che un’altra volta verrà la tua. E voltatasi verso Alteria, le comandò che la sua favola cominciasse. Ed ella con allegro viso così disse.