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segno di carità, passate le feste di pasca, la verrebbe a visitare, dandole alcuna consolazione spirituale. Di che molto lo ringraziò; e ricevuta l’assoluzione, si partì. Maestro Tiberio, partita Savia, cominciò tra sè minutamente considerare la bellezza della donna e le maniere sue: e di lei maggiormente s’accese, e nella mente sua determinò di ottenere l’amor suo; ma non gli andò fatto, perciò che egli non seppe così ben colorire, come desegnare. Passate le feste della resurrezione, Maestro Tiberio si mise a passiggiare dinanzi la casa di Savia; e quando la vedeva, le faceva cenno, e modestamente la salutava. Ma ella, che era prudente, teneva gli occhi bassi, e fingeva di non vederlo. Continovando maestro Tiberio e salutandola secondo il suo costume, venne in core alla donna di più non lasciarsi vedere, acciò che non nascesse alcuna sinistra sospezione che di lei aver si potesse. Il che gli fu di non picciolo dispiacere. Ma perciò che l’amore l’aveva sì fieramente legato, che per se stesso di leggieri sciogliere non si puoteva, deliberò di mandarle un chierichetto a parlarle: pregandola che ella si degnasse di far sì che egli potesse venire in casa, come padre spirituale, a visitarla. La donna, veduto il chierichetto e intesa la proposta, come prudente e savia, nulla rispose. Maestro Tiberio, che era astuto, inteso che la donna nulla aveva risposo, fra se medesimo fece giudicio lei esser prudentissima, e che più fiate bisognava picchiare l’uscio; perchè la ben fondata torre non combattuta agevolmente si mantiene. Onde deliberò di non mancare dalla cominciata impresa; e di continovo le mandava ambasciate, e ovunque andava, la seguiva. Savia, vedendo la perseveranzia di maestro Tiberio, e temendo dell’onor suo, molto si sdegnò; e un giorno al marito disse: Chechino, sono molti giorni che ma-