taceva; e andatosene con la moglie alla stalla, fece parimente di cavalli tutto quello che fatto aveva Pisardo, e ne uccise uno. Spinella, vedendo tal sciocchezza, tra se medesima pensò lui aver veramente perso lo senno; e disse: Deh, ditemi per vostra fè, marito mio: che accidenti sono questi che vi sono sopraggiunti nel capo? Che vogliono dir queste pazzie che voi fate senza considerazione? Sareste forse voi per vostra mala sorte divenuto insensato? Rispose Silverio: Io non sono impazzito, ma tutti quelli che viveno a mie spese, e non mi ubidiscono, castigo in cotal guisa come hai veduto. Accortasi Spinella del fatto bestiale del sciocco marito, disse: Ahi, meschinello voi! par bene che il cavallo vostro sia stato una semplice bestia, avendosi sì miseramente lasciato uccidere. Ma che pensiero è il vostro? pensate voi far di me quello che fatto avete del cavallo? Certo, se voi lo credete, v’ingannate molto; e troppo tardo siete stato a provedere a quello, che ora vorreste provedere. L’osso è fatto troppo duro, la piaga è ormai incancarita, nè vi è più rimedio; più per tempo voi dovevate provedere alla vostra strana sciagura. O pazzo e senza cervello! non vi avedete di quanto danno e di quanto scorno state vi sono le vostre innumerabili sciocchezze? E di questo che ne conseguirete voi? Certo, nulla. Udendo Silverio le parole della sagace moglie, e conoscendo per lo troppo amore nulla aver operato, deliberò a suo mal grado la trista sorte sino alla morte pazientemente sofferire. Spinella, vedendo il consiglio non esser stato profittevole al marito, se per lo adietro aveva d’un dito fatto a modo suo, nello avenire fece d’un braccio; perciò che la donna ostinata per natura più tosto patirebbe mille morti, che mutare la ferma sua deliberazione.