i tre compagni ed alcuni altri suoi amici intorniorono il mercato, e, parendoli l’ora, se n’andarono a casa del prete; ed entrati nella corte, subito i compagni balcorono la capra legata al siepe che l’erbe pasciute ruminava, e credettero che essa fusse quella che ’l prete con le robbe aveva mandata a casa; e molto si maravigliorono. E, entrati tutti insieme in casa, disse pre Scarpacifico alla Nina: Nina, hai tu fatto quello che io ti ho mandato a dire per la capra? Ed ella accorta ed intendendo quello voleva dire il prete, rispose: Messer sì; io ho arrostito il lombo ed i polli, e lessata la carne di vitello. Appresso questo, ho fatta la torta e il saporetto con delle spezie per dentro, sì come mi disse la capra. — Sta bene, disse il prete. I tre compagni, vedendo il rosto, il lesso e la torta al fuoco, ed avendo udite le parole della Nina, molto più che prima si maravigliorono; e tra loro cominciorono pensare sopra della capra, come aver la potessino. Venuta la fine del desinare, ed avendo molto pensato di furar la capra e di gabbare il prete, e vedendo non poterne riuscire, dissero: Messere, noi vogliamo che voi ne vendiate quella capra. A cui rispose il buon prete, non volerla vendere, perchè non vi erano danari che la pagassino; e, pur quando elli la volessero, cinquanta fiorini d’oro l’apprezzava. I buoni compagni, credendosi aver robbati panni franceschi, subito gli annoverorono i cinquanta fiorini d’oro. — Ma avertite, disse il prete, che non vi dogliate poi di me; perciò che la capra, non conoscendovi in questi primi giorni per non esser assuefatta con esso voi, forse non farà l’effetto che fare dovrebbe. Ma i compagni, senz’altra risposta darli, con somma allegrezza condussero la capra a casa; e dissero alle lor mogli: Dimane non apparecchiarete altro da desinare, fino a tanto che noi non lo man-