ranno a vedere se potranno cavarmi alcuna cosa da le mani. Era nella villa un contadino non molto lontano dalla casa del prete, ed aveva, tra l’altre, due capre che si somigliavano sì che l’una dall’altra agevolmente conoscer non si poteva. Il prete fece di quelle due mercato, ed a contanti le comperó. E, venuto il giorno seguente, ordinò alla Nina che apparecchiasse un bel desinare, perciò che voleva alcuni suoi amici venissero a mangiar con esso lui; e l’impose che ella togliesse certa carne di vitello e la lessasse, ed i polli e il lombo arrostisse. Dopo le sporse alcune spezie, ed ordinolle che li facesse un saporetto ed una torta, secondo il modo che ella era solita a fare. Poscia il prete prese una de le capre, e legolla ad un siepe nel cortile, dandole da mangiare; e l’altra legolla con un capestro, e con esso lei al mercato se n’andò. Nè fu sì tosto giunto al mercato, che i tre compagni dell’asino l’ebbero veduto; e accostatisi a lui, dissero: Ben venga il nostro messere! e che andate voi facendo? volete voi comperare alcuna cosa di bello? A cui rispose il messere: Io me ne sono venuto costì per ispendere, perciò che alcuni miei amici verranno a desinare oggi meco. E quando vi fusse a grado di venire ancora voi, mi fareste piacere. I buoni compagni molto volontieri accettorno lo invito. Pre Scarpacifico, fatta la spesa che bisognava, mise tutte quelle robbe comperate sopra il dorso della capra, ed in presenza de’ tre compagni disse alla capra: Va a casa, e dì alla Nina che lessi questo vitello, e il lombo e li polli arrostisca; e dille che con queste spezie la faccia una buona torta ed alcuno saporetto secondo l’usanza nostra. Hai tu ben inteso? or vattene in pace. La capra, carica di quelle robbe e lasciata in libertà, si partì; ma ne le cui mani capitasse, non si sa. Ma il prete ed