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FAVOLA III.
Il fine della favola da Alteria precedentemente raccontata mi dà materia di dovere raccontarne una, la quale vi fia non men piacevole che grata; ma sarà differente in uno: che in quella pre Severino fu da Cassandrino gabbato, ma in questa pre Scarpacifico più volte gabbò coloro che lui gabbare credevano, sì come nel discorso della mia favola a pieno intenderete.
Appresso Imola, città vendichevole ed a’ tempi nostri dalle parti quasi ridotta all’ultimo esterminio, trovasi una villa, chiamata Postema, nella cui chiesa ufficiava ne i tempi passati un prete, nominato pre Scarpacifico, uomo nel vero ricco, ma oltre modo misero ed avaro. Costui per suo governo teneva una femina scaltrita ed assai sagace, Nina chiamata; ed era sì aveduta, che uomo non si trovava, che ella non ardisse di dirli ciò che bisognava. E perchè ella era fedele e prudentemente governava le cose sue, la teneva molto cara. Il buon prete, mentre fu giovane, fu uno di quelli gagliardi uomini che nel territorio imolese si trovasse; ma, giunto all’estrema vecchiezza, non poteva più sopportare la fatica del caminar a piedi. Laonde la buona femina più e più volte lo persuase che un cavallo comperar dovesse, acciò che nell’andar tanto a piedi la vita sua innanzi ora non terminasse. Pre Scarpacifico, vinto dalle preghiere e dalle persuasioni della sua fante, se ne andò un giorno al mer-