simile negli altri duo cantoni, levò la sella tutta di netto dalla schiena del cavallo; e, tuttavia il servo sopra la sella dormendo, sopra i quattro pali in terra fitti la puose: e, preso il capestro e, messolo al capo del cavallo, quello via condusse. Il pretore, levatosi di letto la mattina per tempo, ed andatosene alla stalla, e credendo trovare il cavallo, trovò il servente che profondamente dormiva sopra la sella dai quattro pali sostentata. E destatolo li disse la maggior villania che si dicesse mai ad uomo del mondo, e, tutto sopra sè manendo, di stalla si partì. Venuto il giorno, Cassandrino, secondo l’uso suo, se n’andò al palagio ed appresentossi al preside, con lieto viso salutandolo. A cui disse il preside: Veramente, Cassandrino, tu porti il vanto de tutti i ladri: anzi io ti posso chiamare Re e Prencipe de’ ladri. Ma ora ben conoscerò io se tu sei saccente ed ingegnoso. Tu conosci, se non m’inganno, pre Severino, rettore della chiesa di san Gallo non molto lontana dalla città; se tu me lo porterai qua in un sacco legato, promettoti sopra la mia fè, oltre li ducento fiorini d’oro che io ti promisi, dartene altrettanti; e non facendolo pensa di morire. Era questo pre Severino uomo di buona fama e di onestissima vita, ma non molto avveduto; ed attendeva solamente alla sua chiesa, e d’altro nulla o poco si curava. Vedendo Cassandrino l’animo del pretore contro lui sì mal disposto, disse tra se medesimo: Certo costui cerca farmi morire; ma forse il pensier suo gli anderà fallito, per ciò che io mi delibero a più potere di sodisfarlo al tutto. Volendo adunque Cassandrino far sì che il pretore rimanesse contento, s’imaginò di far al prete una beffa: la quale, secondo che egli desiderava, gli andò ad effetto. La beffa adunque fu questa: che egli prese da un suo amico in prestanza un camice sacerdotale