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mandamenti tuoi, pregoti mi perdoni. Mentre che in tal modo tra se stesso Salardo se medesimo riprendeva, Postumio, suo figliuolo, come ben ammaestrato carnefice, se ne andò con la sbirraglia alla prigione; arrogantemente appresentatosi innanzi al padre, disse tai parole: Padre mio, poi che per sentenza del signor Marchese voi senza dubbio dovete esser sospeso, e dovendosi dar la terza parte de’vostri beni a colui che farà l’ ufficio de impiccarvi, e conoscendo lo amore che voi mi portate, io so che voi non arrete a sdegno se io farò cotal ufficio; perciò che, facendolo, i beni vostri non anderanno nelle altrui mani, ma ci resteranno in casa come prima: e di ciò voi ne rimarrete contento. Salardo, che attentamente ascoltate aveva le parole del figliuolo, rispose: Iddio ti benedica, figliuolo mio; tu hai pensato ciò che molto mi piace, e se prima moriva scontento, ora, intese le tue parole, me ne morrò contento. Fa adunque, figliuol mio, l’ufficio tuo, e non tardare. Postumio prima li dimandò perdono e basciollo in bocca; dopo, preso il capestro, glielo pose al collo, esortandolo e confortandolo che pazientemente sopportasse tal morte. Salardo, vedendo il mutamento delle cose, attonito e stupefatto rimase; e, uscito della prigione con le mani dietro legate e col capestro ravolto al collo, accompagnato dal carnefice e dalla sbirraglia, si aviò con frettoloso passo verso il luoco della giustizia; e giuntovi rivolse le spalle alla scala che era appoggiata alla forca, ed in tal modo di scaglione in scaglione quella ascese. E con intrepido e costante animo pervenuto al deputato termine della scala, guardò d’ intorno al popolo, e raccontógli a pieno la causa per la quale egli era condotto alla forca; dopo con dolci ed amorevoli parole d’ogni oltraggio umilmente dimandò perdono, essortando