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Ma la grazia non fu concessa ad alcuno che traere gli la potesse: anzi, come alcuno se gli avicinava, ella gli dava più noia e passione. Ed essendo il travagliato Re sì fieramente tormentato, nè trovando rimedio alcuno al suo incomprehensibile dolore, quasi come morto giaceva. Cassandra ed Adamantina, che grandissime lagrime sparse avevano per la loro perduta poavola, avendo inteso il publicato bando, vennero al palazzo, ed al Re s’appresentorono. Cassandra, che era la sorella maggiore, comenciò far festa alla poavola e li maggior vezzi che mai far si potesse. Ma la poavola, stringendo i denti e chiudendo le mani, maggiormente tormentava il sconsolato Re. Adamantina, che alquanto stava discosta, si fece avanti; e disse: Sacra Maestà, lasciate che ancora io tenti la ventura mia; ed appresentatasi alla poavola, disse: Deh, figliuola mia, lascia omai cheto il mio Signore, nè gli dar più tormento; — e presala per i pannicelli, accarezzala molto. La poavola, che conosciuta aveva la sua mamma, la quale era solita a governarla e maneggiarla, subito dalle natiche si staccò; ed abbandonato il Re, saltolle nelle braccia. Il che vedendo, il Re tutto attonito e sbigottito rimase, e si puose a riposare; perciò che molte e molte notti e giorni dalla passione grande, che egli sentita e provata aveva, mai non aveva potuto trovar riposo. Ristaurato Drusiano Re dallo intenso dolore, e delle gran morse risanato, per non mancare della promessa fede, fece venire a se Adamantina; e vedendola vaga e bella giovanetta, in presenza di tutto il popolo la sposò: e parimenti Cassandra, sua sorella maggiore, onorevolmente maritò; e fatte solenni e pompose feste e trionfi, tutti in allegrezza e tranquilla pace lungo tempo vissero. La poavola, vedute le superbe nozze dell’una e l’altra sorella, ed il tutto aver sortito salutifero fine, subito