disse Cassandra. A cui Adamantina, aperto il grembiale di bucato che dinanzi teneva sempre, dimostrò la poavola che barattata aveva. Cassandra, che di fame si sentiva morire, veduta la poavola, di sì fatta ira e sdegno s’accese, che, presa Adamantina per le treccie, le diede tante busse, che appena la meschina si poteva movere. Adamantina, pazientemente ricevute le busse, senza far difesa alcuna, meglio che seppe e puote con la sua poavola in una camera se n’andò. Venuta la sera, Adamantina, come le fanciullette fanno, tolse la poavola in braccio, ed andossene al fuoco; e preso de l’oglio della lucerna, le unse lo stomaco e le rene: indi, rivoltata in certi stracci che ella aveva, in letto la mise, ed indi a poco, andatasene a letto, appreso la poavola si coricò. Nè appena Adamantina aveva fatto il primo sonno, che la poavola cominciò chiamare! Mamma, mamma, caca. E Adamantina destata, disse! Che hai, figliuola mia? A cui rispose la poavola: Io vorrei far caca, mamma mia. Ed Adamantina: Aspetta, figliuola mia, disse. E levatasi di letto, prese il grembiale, che ’l giorno dinanzi portava, e glielo pose sotto dicendo: Fa caca, figliuola; e la poavola, tuttavia premendo, empì il grembiale di gran quantità di danari. Il che vedendo, Adamantina destò la sorella Cassandra, e le mostrò i danari che aveva cacati la poavola. Cassandra, vedendo il gran numero de’ danari, stupefatta rimase: Iddio ringraziando che per sua bontà nelle lor miserie abbandonate non aveva; e voltatasi alla sorella, le chiese perdono delle busse che da lei a gran torto ricevute aveva: e fece molte carezze alla poavola, dolcemente basciandola e nelle braccia strettamente tenendola. Venuto il chiaro giorno, le sorelle fornirono la casa di pane, di vino, di oglio, di legna, e di tutte quelle cose che appartengono ad una ben accomodata famiglia. Ed ogni sera ungevano lo stomaco e le rene