tutta tremante, lo andar suo curvo, e de panni grossi e bruni addobbata. Oltre ciò ella teneva dal lato manco una affilata spada, e nella destra mano un grosso bastone: ne l’estremità del quale eravi una punta di ferro, fatta in guisa d’un trimanino, sopra del quale alle volte si riposava. Appresso questo, ella aveva drieto le spalle una grandissima bolgia, nella quale riservava ampolle, vasetti ed albarelli tutti pieni di vari liquori, unguenti, empiastri, a diversi accidenti appropriati. Veduta ch’ebbe Flamminio questa vecchia disdentata e brutta, imaginossi che ella fosse la morte che egli cercando andava; ed accostatosi a lei, disse: madre mia, Iddio vi conservi. A cui con chioccia voce la vecchiarella rispose: Ancora te, figliuolo mio, Iddio salvi e mantenga. — Sareste voi per avventura la morte, madre mia? disse Flamminio. — No, rispose la vecchiarella. Anzi io sono la vita. E sappi che io mi trovo aver qua dentro in questa bolgia, che io porto dietro le spalle, certi liquori ed unzioni, che, per gran piaga che l’uomo abbi nella persona, io con amorevolezza la risano e saldo, e per gran doglia, ch’egli parimenti si senta, in picciol spazio d’ora levoli ogni dolore. Disse allora Flamminio: dolce madre mia, mi sapreste voi insegnare dove ella si trovi? — E chi sei tu che così instantemente mi dimandi? disse la vecchiarella. A cui Flamminio rispose: Io sono un giovanetto, che già sono passati molti giorni, mesi, anni che la vo cercando: nè mai ho potuto trovare persona in luogo alcuno, che me l’abbia saputa insegnare. Laonde, se voi siete quella, ditemelo per cortesia; perciò che assai desidero e di vederla e di provarla, acciò che io sappia se ella è così diforme e paventosa, sìcome da ciascuno è tenuta. La