Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 240 — |
non sapere che egli fusse marito di Genobbia, dissegli che fra due giorni era per partirsi: perciò che il padre scritto gli aveva che al tutto tornasse nel suo reame. Maestro Raimondo li rispose che fusse il ben andato. Nerino, messo secreto ordine con Genobbia, con lei se ne fuggì; ed in Portogallo la trasferì, dove con somma allegrezza longamente vissero. E maestro Raimondo, andatosene a casa e non trovata la moglie fra pochi giorni disperato se ne morì.
Questa favola da Isabella raccontata fu alle donne, e parimenti a gli uomini carissima: e massimamente, che maestro Raimondo del suo male era stato cagione, ed eravi avenuto quello che ricercando andava. Ma avendo la Signora di quella la fine udita, fece segno a Lionora che all’ordine andasse dietro. Ed ella, non pigra al comandamento della Signora, così il suo enimma propose.
Nel mezzo della notte un leva su,
Tutto barbuto, e mai barba non fè.
Il tempo accenna, nè strologo fu;
Porta corona, nè si può dir re.
Nè prete, e l’ore canta; e ancor più:
Calza li sproni, e cavalier non è.
Pasce figliuoli, e moglie in ver non ha;
Molto è sottil, ch’indovinar lo sa.
Era già al suo termine aggiunto il dotto enimma da Isabella raccontato. E quantunque vari varie cose andassero imaginando, niuno perciò alla verità pervenne: salvo la sdegnosetta Lodovica; la quale, ricordevole del a lei fatto scorno, si levò in piedi, e così disse: Lo enimma di questa nostra sorella altro non dimostra, se non il gallo che si leva la notte a cantare, ed è barbuto; e conosce la mutazione del tempo,