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Maestro mio, non vi ho io da raccontare una cosa che molto vi piacerà ? — E che ? rispose maestro Raimondo. — Io, disse Nerino, ho fuggito il più spaventevole pericolo che mai fuggisse uomo che porti vita. Andai a casa da quella gentil madonna; e dimorando con esso lei in piacevoli ragionamenti, sopragiunse il suo marito: il quale, dopo ch’ebbe rivoltata la casa sottosopra, accese il fuoco, e poselo in tutti i quattro cantoni della camera, ed abbrusciò ciò che era in camera. — E voi, disse maestro Raimondo, dove eravate? — Io, rispose Nerino, era nascoso nel scrigno che ella fuori di casa mandò. Il che maestro Raimondo intendendo, e conoscendo ciò che egli raccontava essere il vero, da dolore e passione si sentiva morire; ma pur non osava scoprirsi, perciò che desiderava di vederlo nel fatto. E dissegli: Signor Nerino, vi ritornarete voi mai più ? A cui rispose Nerino: Avendo io scampato il fuoco, di che più temenza debbo io avere ? Or messi da canto questi ragionamenti, maestro Raimondo pregò Nerino che si dignasse d’andare il giorno seguente a desinar seco; ed il giovane accettò volentieri l’ invito. Venuto il giorno seguente, maestro Raimondo invitò tutti e suoi parenti ed e parenti della moglie, ed apparecchiò un pomposo e superbo prandio: non già nella casa che era mezza abbrusciata, ma altrove; e comandò alla moglie che ancor ella venesse, ma che non dovesse sedere a mensa: ma che stesse nascosta e preparasse quello che faceva mestieri. Raunati adunque tutti e parenti ed il giovane Nerino, furono posti a mensa; e maestro Raimondo con la sua maccaronesca scienza cercò de inebriare Nerino per poter poi fare il parer suo. Laonde avendoli più volte pòrto maestro Raimondo il bicchiere pieno di malvatico vino, ed avendolo Nerino ogni