alcuna, se non la madre e la balia che lo nodricava. Venuto adunque Nerino alla età perfetta, determinò il re di mandarlo in studio a Padova, acciò che egli imparasse le lettere latine, la lingua ed i costumi italiani. E così com’egli determinò, così fece. Ora essendo il giovane Nerino in Padova, ed avendo presa amicizia di molti scolari che quotidianamente il corteggiavano, avenne che tra questi v’era un medico che maestro Raimondo Brunello fisico si nominava; e sovente ragionando tra loro diverse cose, si misero, come è usanza de’ giovani, a ragionare della bellezza delle donne: e chi diceva l’una, e chi l’altra cosa. Ma Nerino, perciò che per lo adietro non aveva veduta donna alcuna eccetto la madre e la balia sua, animosamente diceva che per suo giudicio non si trovava al mondo donna che fusse più bella, più leggiadra e più affilata che la madre sua. Ed essendone state a lui dimostrate molte, tutte come carogne a comparazione della madre sua reputava. Maestro Raimondo, che aveva una moglie delle belle donne che mai la natura facesse, postasi la gorgiera delle ciancie, disse: Signor Nerino, io ho veduta una donna di tal bellezza, che quando voi la vedeste, forse non la riputareste meno, anzi più bella della madre vostra. A cui rispose Nerino ch’egli credere non lo poteva, che ella fosse più formosa della madre sua; ma che ben arebbe piacere di vederla. A cui disse maestro Raimondo: Quando vi sia a grado di vederla, mi offerisco di mostrarcela. — Di questo, rispose Nerino, ne sarò molto contento, e vi rimarrò obligato. Disse allora maestro Raimondo: Poi che vi piace di vederla, verrete domattina nella chiesa del domo; che vi prometto che la vederete. Ed andatosene a casa, disse alla moglie: Dimane lievati di