dietro fatto avevano. Ma pur tanti furono e dolci prieghi di Serena, congiunti con quelle calde lagrime che dal cuore venivano, che Acquirino e Fluvio si disposero al tutto di contentarla, che che avenire ne dovesse. Laonde montati a cavallo, si partirono; e tanto cavalcarono, che giunsero ad una ostaria: ed entrativi dentro, addimandorono l’oste, s’egli per aventura saprebbe insignarli il luogo dove ora si trova il pomo, che dolcemente canta. Risposo gli fu di sì: ma che andare non vi potevano, perciò che il pomo era in un vago e dilettevole giardino in guardia ed in governo d’un mortifero animale, il quale con le aperte ali, quanti al giardino s’avicinano, tanti ne uccide. — Ma come dobbiam far noi, dissero i giovani, imperciò che deliberato abbiamo di averlo al tutto? Rispose l’oste: Se voi farete ciò che io vi dirò, arrete il pomo, nè temerete la velenosa fiera, e men la morte. Prendete adunque questa veste tutta di specchi coperta: e l’uno di voi se la ponga indosso: e così vestito entri nel giardino di cui troverete l’uscio aperto: e l’altro resti fuori del giardino, ed in modo alcuno non si lasci vedere. Ed entrato ch’egli sarà nel giardino, l’animale subito gli verrà all’incontro; e vedendosi se stesso ne gli specchi, incontanenti in terra caderà; ed andatosene all’albero del cantante pomo, quello umanamente prenderà, e senza guardarsi a dietro fuori del giardino uscirà. I giovani molto ringraziorono l’oste; e partitisi, quanto gli disse l’oste, tanto operorono; ed avuto il pomo, alla sorella lo portorono: essortandola che più a sì pericolose imprese strengere non li dovesse. Passati dopo alquanti giorni, il re vide i giovanetti; e fattigli a sè chiamare, li disse: Qual è stata la cagione, che secondo l’ordine dato non siete venuti a desinare con esso noi?