risposero: Gli urgentissimi negozi, sacra corona, ne sono stati primiera cagione. Allora disse il re: Vi aspettiamo dimattina senza fallo al prandio con noi. I giovani si escusorono. Ritornato il re al palazzo, disse alla madre che aveva ancora veduti i giovanetti stellati in fronte. Il che udendo, la madre tra se stessa molto si turbò; e da capo fece chiamare la comare, e secretamente il tutto le raccontò: pregandola che dovesse provedere al soprastante pericolo. La comare la confortò, e dissele che non dovesse temere; perciò che la farebbe sì che in maniera alcuna non saranno più veduti. E partitasi dal palazzo, alla casa della fanciulla se ne gì; e trovatala sola, l’addimandò se quell’acqua che balla, ancora avuta aveva. A cui la fanciulla rispose, che sì: ma non senza grandissimo pericolo della vita delli fratelli suoi. — Ma ben io vorrei, disse la comare, che tu, figliuola mia, avesti il pomo che canta; perciò che tu non vedesti mai il più bello, nè gustasti il più soave e dolce canto. Disse la fanciulla: Io non so come poterlo avere; perciò che i fratelli non vorranno andare a trovarlo, perchè sono stati più in pericolo di morte, che in speranza di vita. — Ti hanno pur recata l’acqua che balla, disse la vecchia; non però sono morti. Sì come adunque ti hanno portata l’acqua, così parimenti ti porteranno il pomo. E tolta licenza, si partì. Non era appena partita la comare, che Acquirino e Fluvio aggiunsero a casa; e Serena li disse: Io, fratelli miei, vorrei volentieri vedere e gustare quel pomo che sì dolcemente canta. E se non fate sì che io l’abbia, pensate in breve di vedermi di vita priva. Il che intendendo, Fluvio ed Acquirino molto la ripresero: affermandole che per lei non volevano andare in pericolo di morte, sì come per lo a-