raccomandò. La quale, quantunque la nuora non amasse nè veder la volesse, nondimeno di averne buona cura al figliuolo largamente promise. Partito adunque il re ed andatosene al suo viaggio, la reina parturì tre figliuoli, duo maschi ed una femina; e tutta tre, sì come la reina quando era poncella al re aveva promesso, avevano i capegli annodati e sparsi giù per le spalle, con una vaga catenella al collo e con la stella nella fronte. La proterva e maligna madre del re, priva d’ogni caritativa pietà e accesa di pernizioso e mortal odio, tantosto che nacquero i cari bambini, deliberò, senza il perfido proponimento mutare, de fargli al tutto morire; acciò che di loro mai si sapesse novella e la reina in disgrazia del re venisse. Appresso questo, per che Chiaretta era reina e signoreggiava il tutto, era nasciuta tra le due sorelle una tanta invidia contra di lei, quanta nascere potesse giamai; e con sue astuzie ed arti continovamente s’ingegnavano di metterla in maggior odio della insensata madre. Avenne che nel tempo che la reina parturì, nacquero in corte ancora tre cani bottoli, duo maschi ed una femina: i quali erano stellati in fronte, ed uno signaluzzo di gorgiera in torno al collo tenevano. Mosse le due invidiose sorelle da diabolico spirito, presero i tre cani bottoli che la madre poppavano, e portorongli all’empia suocera; e fatta la debita riverenza, le dissero: Noi sapiamo, madama, che la vostra, altezza poco ama ed ha cara la sorella nostra, e meritamente; perciò che ella è di bassa condizione, e non conviene al vostro figliuolo e nostro re una donna di sì vilissimo sangue, come ella è. E però, sapendo noi il voler vostro, siamo qui venute, e vi abbiamo recati tre cani bottoli che nacquero con la stella in fronte, acciò