che era contento: e acciò che la fusse più sicura, la metterebbe nella camera dove egli dormiva. Di che lo scolaro li rese quelle grazie le quali egli seppe e puote le maggiori: promettendoli di tal servigio tenere perpetua memoria; ed appresso questo sommamente lo pregò che si dignasse di andare fino alla casa sua per mostrargli quelle cose che nell’arca aveva riservate. Andatosene adunque messer Erminione alla casa d’Ippolito, egli vi dimostrò un’arca piena di vestimenti di gioie e di collane di non poco valore. Indi chiamò un de’ suoi serventi; e dimostratolo a messer Erminione, li disse: Ogni volta, messer Erminione, che questo mio servente verrà a tor l’arca, prestaretegli quella fede, come se egli fusse la persona nostra. Partitosi messer Erminione, Ippolito si pose nell’altra arca che era simile a quella delle vestimenta e gioie; e chiusosi dentro, ordinò al servente che la portasse là dove egli sapeva. Il servente, che del fatto era consapevole, ubidientissimo al suo patrone, chiamò uno bastaggio; e messagliela in su le spalle, la recò nella torre dove era la camera in cui messer Erminione la notte con la moglie dormiva. Era messer Erminione uno de’ primai della città; e per esser uomo ricco molto e assai potente, gli avenne che per l’autorità ch’egli teneva li fu bisogno contra la sua voglia di andare per alquanti giorni fino ad uno luogo addimandato Porto Pireo, lontano per spazio de venti stadi dalla città d’Atene, per assettare certe liti e differenze che tra’ cittadini e quelli del contado vertivano. Partitosi adunque messer Erminione mal contento per la gelosia che dì e notte lo premeva, ed avendo il giovane nell’arca chiuso più volte udito la bella donna gemere, rammaricarsi e piangere, maladicendo la sua dura sorte, e l’ora, e ’l