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chiarirsi si volse. E fatta la isperienza, trovò Costanzo esser femina e non uomo, e le damigelle bellissimi giovani, sì come Chiappino raccontato gli aveva. Ed in quello instante il re fece accendere un grandissimo fuoco in mezzo della piazza; e presente tutto il popolo, fece la reina con tutti li damigelli arrostire. E considerata la lodevole lealtà e franca fede di Costanza, e vedendola belissima, in presenza de tutti i baroni e cavalieri la sposò. Ed inteso di cui era figliuola, molto si rallegrò; e mandati gli ambasciatori a Ricardo re ed a Valeriana sua moglie ed alle tre sorelle, come ancor Costanza era maritata in un re, tutti ne sentirono quella letizia che sentire si debbe. E così Costanza nobile e generosa in guidardone del ben servire reina rimase, e con Cacco re lungamente visse.

Già era venuta al fine la favola da Fiordiana raccontata, quando la Signora fece motto che lo enimma seguisse. La qual, sdegnosetta alquanto non già per natura ma per accidente, così disse.

Doma un spirto gentil due fier leoni,
     E sopra il dorso lor ferma sua sede.
Quattro a canto ritien gran paragoni,
     Prudenza, Carità, Fortezza e Fede.
In destra il brando, dolce e grata a’ buoni,
     Amara a’ tristi, e nuda di mercede.
Discordia in lei nè iniquità non regna;
     Chi questa abbraccia, è d’ogni lode degna.


Fu da tutti sommamente commendato il dotto enimma dalla sagace Fiordiana raccontato; e chi in un modo, e chi in un altro lo interpretorono. Ma non vi fu veruno che dirittamente lo intendesse, perciò che le loro isposizioni deviavano molto dal vero. Il