ubidienza e voler suo. Però per iscusato voi, signora, mi avrete, se a’ vostri servigi pronto e apparato non mi trovarete; perciò che al mio signore fino alla morte di servire intendo, pur che gli aggradisca il mio servire; e presa licenza, si partì. La reina, che ben sapeva che la dura querce con un solo colpo non si atterra, più e più volte con molta astuzia ed arte s’ingegnò di tirar il giovane a gli servigi suoi. Ma egli, costante e forte come alta torre da impetuosi venti battuta, nulla si muoveva. Il che vedendo, la reina l’ardente e caldo amore in sì acerbo e mortal odio converse, che più non lo poteva guatare. E desiderosa della morte sua, giorno e notte pensava, come da gli occhi se lo potesse rimovere; ma temeva fortemente il re, che sommamente l’amava e caro lo teneva. Regnava nella provincia della Bettinia una spezie di uomini, i quali dal mezzo in su tenevano la forma di creatura umana, ancor che le loro orecchie e corna di animale fusseno. Ma dal mezzo in giù avevano le membra di pelosa capra, con un poco di coda torta a guisa di coda di porco, e nominavansi Satiri: i quali sconciamente danneggiavano i villaggi, i poderi e gli uomini del paese, ed il re desiderava molto di averne uno vivo in sua balìa; ma non vi era alcuno a cui bastasse il cuore di prenderne uno ed al re appresentarlo. Laonde la reina col mezzo loro s’imaginò di dar a Costanzo la morte; ma non le venne fatto: perciò che l’ingannatore sovente rimane sotto a’ piedi dell’ingannato, così permettendo la divina provvidenza e la somma giustizia. La falsa reina, che chiaramente sapeva il desiderio del re, ragionando un giorno con esso lui di varie cose, tra l’altre disse: Signor mio, non sapete voi che Costanzo, vostro fidelissimo servitore, è sì po-