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divenuta, con molto trionfo e fausto, signor del Cairo fu constituito: nel qual lungo tempo il regno pacificamente governò, e tranquillamente godè. Dalfreno fra pochi giorni, tolta buona licenza dal figliuolo e dalla nuora, a Tunisi sano e salvo se ne ritornò.

Finita che ebbe Arianna la sua compassionevole favola, acciò che lo incominciato ordine si osservasse, messe mano ad uno enimma, e così disse.

Un picciol corpo nasce d’un gran fuoco,
     Ed ha la pelle di grossa palude.
L’alma che non dovrebbe occupar luoco,
     È d’un brodo gentil ch’entro si chiude.
Questo ch’or vi racconto, vi par giuoco:
     Ma cose vere son, d’error ignude.
La gonna, c’ha da festa, è di bombaso:
     Chi ben gli vuol, dentro li dà del naso.

Con grandissima attenzione stettero tutti quanti ad ascoltare l’ingenioso enimma di Arianna, e più volte il fecero replicare; ma non fu veruno di sì acuto ingegno, che intender lo potesse. Allora la vaga Arianna risolvendolo disse: Signori, il mio enimma altro non dimostra se non la zucchetta dall’acqua rosata: la quale ha il corpo di vetro, e dall’ardente fornace viene. Ella ha pelle di palude, ciò è la coperta di paglia: e l' alma che dentro stassi, è l' acqua rosata. La gonna, cioè la veste con la quale è circondata, è il gottone: e chiunque la vede, la prende in mano, e sotto il naso per odorare la pone. Erasi già del suo enimma ispedita Arianna, quando Lauretta, che appresso lei sedeva, conobbe che a lei toccava il dover dire. Laonde, senza aspettare che dalla Signora imposto le fusse, in tal guisa cominciò a parlare.