fieri leoni ed altretanti dragoni, i quali di continovo raggino e miseramente divorano tutti quelli che per prenderne s’avicinano. Ma in ricompensamento del beneficio già da te per me ricevuto, prendi l’ampolla che dal lato tieni, ed annodala sotto la mia ala destra; e non ti partire costà, fin che io non ritorno a te. E fatto quanto per lo falcone gli fu imposto, levossi da terra con la annodata ampolla, e volò colà dov’era l’acqua della vita: ed empiuta nascosamente l’ampolla, al giovane ritornò, ed appresentogliela: e prese le sue due penne, a volo si levò. Lavoretto, tutto giolivo per lo ricevuto liquore, senza far dimoranza alcuna, frettolosamente al Cairo ritornò; ed appresentatosi al Soldano, che con Bellisandra sua amata donna in dolci ragionamenti si stava, l’acqua della vita a lei con somma letizia diede. La quale, poscia che ebbe ricevuto il vital liquore, fu dal Soldano ne gli amorosi piaceri sollecitata molto. Ma ella, costante come forte torre da impetuosi venti conquassata, non vi volse in maniera alcuna consentire, se prima a Livoretto, cagionevole di sì fatta vergogna, con le propie mani la testa dal busto non gli spiccava. Il Soldano, inteso il fiero proponimento della cruda damigella, in modo alcuno compiacere non le voleva; perciò che li pareva sconvenevole molto che in premio delle sue tante fatiche il giovane crudelmente decapitato fusse. Ma la perfida e scelerata donna, perseverando nel suo mal volere, prese un coltello ignudo: e con intrepido e viril animo, in presenza del Soldano, il giovane ferì nella gola; e non essendovi alcuno che avesse ardire di prestargli aiuto, in terra morto cadde. Non contenta di questo, la malvagia damigella gli spiccò il capo dal busto: e minuzzate le sue carni, e fratti li nervi, e rotte le dure ossa e fatte come minuta polvere,