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farlo oltraggio e noia alcuna, lascerommi maneggiare. Il giovanetto tutto allegro ritornò al Soldano, e chieseli la patente lettera e ciò che ’l fatato cavallo ricordato gli aveva. Ed ottenuto il tutto, montò sopra il detto cavallo e verso Damasco prese il cammino: non senza però grandissima allegrezza de’ mamalucchi e schiavi, i quali per l’ardente invidia ed estremo odio che li portavano, tenevano per certo che più vivo al Cairo tornar non dovesse. Or avendo più e più giorni Lavoretto cavalcato, giunse ad un’acqua, alla sponda della quale nell’estremità era un fetore che da non so che causava, che quasi approssimare non si poteva: ed ivi un pesce semimorto giaceva. Il pesce, veduto che ebbe il giovanetto, li disse: Deh, gentil cavaliere, liberami per cortesia, ti prego, da questo lezzo; perciò che, sì come tu vedi, io son quasi di vita privo. Il giovane, ricordevole di ciò che ’l suo cavallo detto gli aveva, giù di quello discese, dal luogo che si fortemente putiva, fuori lo trasse, e con le propie mani lavandolo lo nettò. Il pesce, rese prima le debite grazie al giovanetto, disse: Prendi del dorso mio le tre squamine maggiori, e tienle appresso te: e quando bisogno arrai d’aiuto alcuno, poneralle sopra la riva del fiume; che io incontanente verrò a te, e porgerotti subito soccorso. Lavoretto, prese le squamme e gittato lo sguizzante pesce nelle chiare acque, rimontò a cavallo; e tanto cavalcò, che trovò un falcone pellegrino che dal mezzo in giù era nell’acqua gelato, nè in maniera alcuna mover si poteva: il quale, veduto il giovane, disse: Deh, leggiadro giovanetto, prendi pietà di me, e trammi di questo ghiaccio, in cui avolto mi vedi; ch’io ti prometto, se di tanta sciagura mi scampi, di porgerti aiuto, se a tempo alcuno soccorso ti bisognasse. Il giovane, da compassione e da