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per la vera resoluzione dell’enimma tutta rossa divenne, perciò che ella credeva che niun’altra si trovasse che lo risolvesse; ma a gran lunga si trovò ingannata, perciò che Lauretta non era men saputa di lei. La Signora, che vedeva che le compagne crescevano in parole, l’impose silenzio, e comandò ad Arianna che ad una dilettevole favola desse principio.
La quale vergognosamente così incominciò.
FAVOLA II.
Poco non fa lo saggio nocchiero, che balestrato da invidiosa e scapigliata fortuna, e fra duri e acuti scogli spinto, drizza a sicuro e riposato porto l’affannata navicella. Il che avenne a Livoretto, figliuolo del gran Re di Tunisi: il quale dopo molti non pensati pericoli, gravosi affanni e lunghe fatiche, calcata con l’altezza dell’animo suo la miseria della fortuna, a maggior stato pervenne, ed il regno del Cairo in pace godè: sì come per la presente favola, che raccontarvi intendo, agevolmente intender potrete.
In Tunisi, città regia ne’ liti dell’Affrica, fu, non gran tempo fa, un famoso e possente Re, Dalfreno per nome chiamato; il quale, avendo per moglie una graziosa ed accorta donna, di lei ebbe duo figliuoli savi virtuosi, ed ubidienti al padre: de’ quali il maggiore Listico, il minore Livoretto si nominava. Questi fratelli per decreto regale e approbata usanza al re-