tutto ponerselo in spalla e portarselo a casa, per goderselo allegramente con la madre sua che ancor ella molto bisogno ne aveva. Il tonno non cessava tuttavia di caldamente pregarlo, offerendogli di dargli tanto pesce, quanto egli desiderava avere. Ed appresso questo li promise di concedergli ciò che egli gli addimanderebbe. Pietro che, quantunque pazzo fusse, non aveva di diamante il cuore, mosso a pietà, contentò da morte liberarlo. E tanto e con e piedi e con le braccia lo spinse, che lo gittò nel mare. Allora il tonno, vedendo aver ricevuto sì gran benefìcio, non volendo dimostrarsi ingrato, disse a Pietro: Ascendi nella tua navicella, e col remo e con la persona pieghela tanto da l’un de lati, che l’acqua vi possa entrare. Montato Pietro in nave, e fattala star curva e pendente da uno lato sopra il mare, tanta copia de pesci vi entrò, che ella stette in grandissimo pericolo di sommergersi. Il che vedendo, Pietro che niente stimava il pericolo, assai se ne allegrò: e presone tanto quanto in collo ne poteva portare, verso casa tolse il camino; ed essendo non molto lontano dall’abitazione, cominciò, secondo la lui usanza, ad alta voce gridare: Conche conchette, secchie secchiette, mastelle mastellette, che Pietro ha pigliato di molto pesce! La madre che pensava come prima esser derisa e beffata, movere non si voleva. Ma pur il pazzo nel grido più altamente continovava. Laonde la madre, temendo ch’egli non facesse qualche maggior pazzia se gli vasi preparati non trovasse, ogni cosa apparecchiò. Aggiunto Pietro a casa, e veduta dalla madre tanta copia di bellissimo pesce, ella tutta si rallegrò: laudando Iddio che egli una volta aveva pur avuta buona ventura. La figliuola del Re, avendo udito Pietro altamente gridare, era corsa alla finestra; e lo de-