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vivo nel 15571. Pochi anni dopo, le alterazioni si fanno alquanto più numerose, ed obbediscono ad una norma che appare determinata, benchè non sia nè costante nè rigida; e qui si direbbe che cominciasse propriamente ad esercitarsi l’opera della censura. La quale ebbe tuttavia il merito di serbare dapprima una certa sobrietà e discretezza. Risparmiò gli enimmi, benchè osceni come quelli della notte XII, benchè irreverenti come l’ultimo della notte XIII. Lasciò che nella nov. I, 5 un prete facesse all’amore con la moglie impudica di un negoziante; nè le seppe troppo male che nella nov. V, 5 V. 5 V. 5 madonna Modesta per dar sfogo alla insaziata lussuria traesse «alla sua devozione» una infinità di amanti; però, in omaggio alla religione e al buon costume, fece che il prete adultero della nov. IV, 1 divenisse un chierico, e nella nov. V, 2 ad alcune parole furbesche poco pulite sostituì quelle che in lor vece sono accolte in ogni buon vocabolario.

Questo per la prima parte del novelliere: nella parte seconda le alterazioni furono più frequenti e men lievi. Le tracce ne cominciano ad apparire già nella nov. VI, 1, nella quale, per amor del comparatico, i due compari che s’ingannano a vicenda diventano nè più nè meno che amici, ed è omesso il caratteristico sì, ma oscenissimo episodio del secchielletto smarrito. Pure nella notte VI, alla nov. 4, assistiamo ad una curiosa trasformazione,

  1. L’osservazione è dello Jannet: e muove dal fatto che l’ediz. 1557 fu pubblicata «ad istanza dell’autore».