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FAVOLA I.


Pietro pazzo per virtù di un pesce chiamato tonno, da lui preso e da morte campato, divenne savio; e piglia Luciana, figliuola di Luciano Re, in moglie, che prima per incantesimo di lui era gravida.


Io trovo, amorevoli donne, sì nelle istorie antiche come nelle moderne, che l’operazioni di un pazzo, mentre che egli impazzisce, o naturali o accidentali che elle siano, li riusciscono molte volte in bene. Per tanto mi è venuto nell’animo di raccontarvi una favola d’un pazzo; il quale, mentre che impazziva, per una sua operazione savio divenne, e per moglie ebbe una figliuola d’un Re: sì come per lo mio ragionare potrete intendere.

Nell’isola di Capraia, posta nel mare Ligustico, la quale Luciano Re signoreggiava, fu già una povera vedovella, Isotta per nome chiamata. Costei aveva un figliuolo pescatore; ma per sua disaventura era matto, e tutti quelli che lo conoscevano, Pietro pazzo lo chiamavano. Costui ogni dì se n’andava a pescare: ma tanto gli era la fortuna nemichevole, che nulla prendeva; ed ogni volta che egli ritornava a casa, essendo ancora più di mezzo miglio lontano dalla stanza, si metteva sì fortemente a gridare, che tutti quelli che erano nell’isola agevolmente udire lo potevano: e lo suo gridare era tale: Madre, conche conchette, secchie secchiette, mastelle mastellette, che Pietro è carico di pesce! La povera madre, dando fede alle parole del figliuolo e credendo ciò che egli diceva