continovo fate, io vi ho voluto apparecchiare alcuna cosa di sostanza a cena. — Per mia fè, disse Ghirotto, che tu hai fatto gran bene; perciò che mal disposto mi trovo, e non vedo l’ora di cenare e andarmene a riposare, acciò che domattina per tempo io possi girmene al molino. Ma prima che noi se n’andiamo a cena, io voglio che noi vediamo se gli sacchi, apparecchiati per andar al molino, sono al peso e giusti. Ed accostatosi a gli sacchi, li cominciò prima annomerare, e trovolli tredeci; e fingendo di non averli bene annomerati, da capo li tornò a raccontare: e ritrovandoli pur tredeci, disse alla moglie: Giliola, e che vuol dire che gli sacchi sono tredeci? E pur n’abbiamo apparecchiati solamente dodeci: E dove viene questo? A cui ella rispose: Io so che quando noi insaccassimo la biada, gli sacchi erano dodeci: ma come sia aggiunto il terzo decimo, io non ve lo so dire. Messer Simplicio che nel sacco si stava e ben sapeva che erano tredeci, che così per lui non fussero stati: stavasi cheto, e tra se stesso dicendo Pater nostri bassi, maladiceva lei ed il suo amore e sè che fidato se n’era; e se uscire delle sue mani avesse potuto, volontieri si sarebbe fuggito: e quasi più temeva il scorno assai che ’l danno. Ma Ghirotto che ’l sacco ben conosceva, lo prese e lo strassinò fino fuori de l’uscio che astutamente aveva fatto lasciare aperto: e questo, perchè, dandogli delle busse, avesse campo largo di uscire del sacco e fuggire alla buona ventura. Aveva preso Ghirotto un bastone nodoso, a tal effetto apparecchiato, e lo incominciò sí fattamente pistare, che non gli rimase membro che tutto pisto e rotto non fusse: e poco mancò che morto non rimanesse. E se non fusse stata la moglie che per pietà o per temenza del marito che bandito non fusse, glielo tolse