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la sera a lei secondo l’ordine dato. Venuta la bugia notte, messer Simplicio nascosamente di casa si partì: ed alla casa di Ghirotto se n’andò: e da Giliola fu graziosamente ricevuto. Vedendo allora messer Simplicio i sacchi pieni della biada, e credendo che ’l marito fosse andato al molino, disse a Giliola: Dov’è Ghirotto? Io credevo che oramai egli fusse al molino; ma vedendo i sacchi ancor qui in casa, non so che dirmi. Rispose Giliola: Messer Simplicio, non vi ramaricate, nè abbiate punto di paura, che ’l tutto passerà bene. Sapiate che nell’ora di vespro venne qui a casa suo cognato, e gli disse come la sorella sua era molto gravata da una continova febbre, e che la non vederebbe dimane. Onde egli, montato a cavallo, se ne è partito per vederla innanzi che la moia. Messer Simplicio, che ben semplice chiamar si poteva, credendo ciò esser il vero, s’acchetò. Mentre che Giliola s’affaticava di cuocere i caponi ed apparecchiare la mensa, ecco che Ghirotto suo marito sopragiunse nel cortile; ed avendolo Giliola sentito, e fingendo di esser addolorata, disse: Ahi, miseri noi, che siamo morti: — e senza metter indugio alcuno, ordinò che messer Simplicio entrasse nel sacco, che ivi vuoto era rimaso: ed entratovi dentro, quantunque non molto volontieri v’intrasse, accostò il sacco, con messer Simplicio, dietro a gli altri sacchi che erano pieni di biada, ed aspettò che ’l marito venisse in casa. Venuto Ghirotto in casa, e veduta la mensa apparecchiata ed i caponi che nella pentola si cucinavano, disse alla moglie: Che vuol dire questa sontuosa cena che parata mi hai? A cui Giliola rispose: Io pensavo che voi doveste ritornare stanco e lasso a casa, ancor che mezza notte fusse; ed acciò che voi poteste rifocillarvi alquanto e mantenervi nelle fatiche che di