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prirlo, sí per temenza del marito e per la buona vita di Giliola, sí ancora per non dar scandalo alla prudente moglie. Aveva messer Simplicio appresso casa una fonte, di cui risorgevano acque sí chiare e sí saporite, che non pur e vivi, ma ancor e morti ne arebbeno potuto bere. Onde che Giliola e mattina e sera e secondo che le facea bisogno, alla chiara fonte se n’andava, e con una secchia di rame attingeva l’acqua, ed a casa la portava. Amor che veramente a niuno perdona, molto messer Simplicio spronava; ma pur conoscendo la vita che ella teneva e la buona fama che ne rispondeva, non ardiva di farle motto alcuno, ma solo alle volte con il vederla si nodriva e consolava il cuore. Di che ella non sapeva, nè mai di tal fatto accorta si era; perciò che, come femina di buon nome e di buona vita, al marito e alla casa sua, e non ad altro attendeva. Or andando un giorno Giliola alla fonte, sí come era sua usanza, per attingere l’acqua, per aventura in messer Simplicio s’incontrò, al quale ella semplicemente, sí come ogni altra femina fatto arrebbe, disse: Buon giorno, messere; — ed egli le rispose: Ticco, — pensando con tal parola doverla intertenere ed alquanto domesticare; ma ella, più oltre non pensando, altro non diceva, ma se ne andava per e fatti suoi. Aveva messer Simplicio più e più volte data cotal risposta a Giliola che ogni volta che lo vedeva, lo salutava; ma ella, che della malizia di lui non s’avedeva, col capo basso a casa si ritornava. Continovando adunque in cotal risposta messer Simplicio, venne in animo a Giliola di dirlo a Ghirotto suo marito. Ed essendo un giorno in dolci ragionamenti con esso lui, disse: marito mio, io vi voglio dire una cosa, che voi forse ve ne riderete. — Che cosa? disse Ghirotto. — Ogni volta, disse Giliola,