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starete ad ascoltarmi, e non molestarete il povero Duca. — Ditelo, vi prego, disse il Demonio, che volentieri vi ascolterò, e promettovi per ora di non molestarlo. All’ora messer Gasparino disse: Sappiate, compare mio, che il Duca, vedendo che da lui non vi volete partire nè cessare di tormentarlo, ed avendo inteso che voi dalla moglie, per la mala vita che ella vi dava, vi siete partito, per lei ha mandato: e del giunger suo tutta la città ne fa grandissima festa e trionfo. Il che intendendo, il Demonio disse: Oh malvagio compare: voi siete stato più astuto e scelerato di me. Non vi diss’io eri che non si trovò mai compare che a l’altro fido fusse e leale? Voi siete stato l’inventore, e quello che l’ha fatta venire. Ma tanto il nome della moglie aborrisco ed ho in odio, che più tosto nell’oscuro abisso dell’inferno mi contento di stare, che dove ella si trovi abitare. Laonde quinci ora mi parto, e si lontano me ne vo, che più novella alcuna di me non saperete. E fatto segno d’un grosso gonfiamento di gola e d’un volger d’occhi ed altri spaventosi segni, del corpo del Duca si partì. E lasciato un fetente puzzo, il Duca da lo spirito libero al tutto rimase. Non passorono molti giorni, che’l poverello Duca nel suo pristino stato rivenne e ricuperò le smarrite forze. E non volendo esser d’ingratitudine accusato, chiamò messer Gasparino, e d’un bellissimo castello signore lo fece, dandoli molta quantità di danari e serventi che lo servisseno; ed al dispetto de gli invidiosi il buon messer Gasparino con felice e prosperevole stato lungamente visse. E madonna Silvia, vedute le sue vestimenta e gioie e anella in cenere e fumo converse, tra pochi giorni disperata miseramente morì.