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Tornato messer Gasparino la terza volta a scongiurarlo, ed addimandatolo di più cose, e di continovo chiamandolo compare, nè potendosi imaginare chi egli si fusse, al fine lo costrinse a dire chi egli era. A cui rispose il Demonio: Dopo che io sono costretto a confessarvi il vero e manifestarmi chi io sono, sappiate ch’io sono Pangrazio Stornello, marito di Silvia Ballastro. Non lo sapete voi? Pensate forse ch’io non vi conosca? Non siete voi messer Gasparino Boncio, mio carissimo compare dall’anello? Non sapete voi quanti trionfi abbiamo fatti insieme? — Deh, compare, disse all’ora messer Gasparino; che fate voi qua dentro a tormentare il corpo di questo misero Duca? — Io non ve ’l voglio dire, rispose il Demonio; andate via, e più non mi molestate, perciò che mai io non stetti meglio di quello ch’io mi trovo ad ora. All’ora messer Gasparino tanto lo scongiurò, che de necessità fu costretto il Demonio a raccontarli minutamente la causa per la quale era partito dalla moglie ed entrato nel corpo del Duca. Disse messer Gasparino: caro mio compare, non volete farmi un grande piacere? — E che? disse il Demonio. — Uscire di questo corpo, disse messer Gasparino, e non darli più noia. — Deh, compare, disse il Demonio; voi mi parete un gran pazzo a dimandarmi cotal cosa; perciò che tanto refrigerio trovo qua dentro, che meglio imaginar non mi potrei. Disse messer Gasparino: Per la fede di compare che è tra noi, vi prego che mi vogliate compiacere per questa fiata; perciò che, se quinci non vi partite, io rimarrò di vita privo, e voi della mia morte sarete cagione. Rispose il Demonio: Non è oggidì nel mondo la più trista e scelerata fede quanto quella del compare, e se voi ne morirete, il danno fia vostro e non mio. Che desidero io altro che vedervi nel fondo del-