tante cose, che una lingua in un giorno intiero non sarebbe bastevole la minima parte a raccontare: e disse alla figliuola: Ritorna a casa, e dì al tuo marito che ti faccia tutto quello che si trova scritto in questa carta, che rimarrai contenta. Pangrazio, letta la scritta e ben considerata, disse alla moglie: Silvia, guata bene che non ci manchi cosa alcuna, acciò che poi non ti lamenti di me; perciò che ti fo sapere che, se tu poi mi chiederai cosa veruna, quella da me al tutto ti fia negata, nè ti valeranno i pietosi preghi nè le calde lagrime. Pensa adunque ai casi tuoi, e guata bene se nulla ci manca. Silvia, non sapendo altro che addimandare, disse che si contentava di quanto nella scritta si conteneva, e che mai più altra cosa non gli addimanderebbe. Il Demonio le fece molte vestimenta lavorate a compassi di grossissime perle e preciose gioie, e diverse altre ricche robbe, le più belle e le più care che mai fusseno state vedute d’alcuno. Appresso questo, le diede reti di perle, anella e cinture e altre cose assai, e molto più che nella scritta si conteneva. Il che sarebbe impossibile a raccontare. Silvia, che era sì ben vestita e sì ben adornata, che non vi era altra donna nella città che se le potesse agguagliare, stava tutta allegra, nè aveva bisogno di addimandare cosa alcuna al marito, perchè nulla per giudizio suo le mancava. Avenne che nella città si preparava una solenne e magnifica festa, alla quale furono invitate tutte le famose e orrevoli donne che si trovassino: e tra le altre fu anche invitata la signora Silvia per esser nobile, bella e delle maggiori. Laonde le donne mutorono e portamenti, e a nuove foggie non più usate, anzi lascive molto si diedero; e i loro vestimenti erano sì differenti da’ primi, che nulla si assimigliavano. E