fama fuori per tutta la città, vennero molti sensali, i quali gli offerivano donne bellissime e con molta dote; e tra le altre gli fu proposta una nobile e gentil donna di somma bellezza, Silvia Ballastro per nome chiamata: la quale al Demonio molto piacendo, per moglie diletta la prese. Quivi furono le nozze grandissime e pompose, e molti parenti e amici da l’una e l’altra parte furono invitati: e, venuto il giorno di sposarla, tolse per compare dall’anello un messer Gasparino da ca’ Boncio, e finite le solenni e sontuose nozze, condusse la sua diletta Silvia a casa. Non passorono molti giorni, che ’l Demonio le disse: Silvia, moglie mia, più che me stesso da me amata, tu puoi agevolmente comprendere quanto cordialissimamente ti ami: e questo l’hai potuto vedere per molti effetti. Essendo adunque così come veramente è, tu mi concederai una grazia, la quale e a te sarà facillima e a me di sommo contento. La grazia che io ti dimando, è che tu ad ora m’addimandi tutto quello che imaginare si può, sì di vestimenta come di perle, gioie ed altre cose che a donna possino appartenere; perciò che deliberai, per l’amore ch’io ti porto, di contentarti di tutto ciò che mi addimanderai, se ben valesse un stato: con questa però condizione che nell’avenire tu non abbi a molestarmi per tal cagione, ma che queste cose ti siano bastevoli per tutto il tempo della vita tua: nè altro cercherai da me, perchè altro non averai. Silvia, tolto il termine di rispondere al marito, se n’andò alla madre che Anastasia si dimandava e, perchè era alquanto vecchia, era parimente astuta: e le raccontò ciò che ’l marito detto le aveva, e chiesele consiglio quello addimandare dovesse. La madre, sagace e saputa molto, intesa la proposta, prese la penna in mano e scrisse