nosciute non fussero. I mariti tentavano il scolare che le discoprisse il volto; ma egli, più prudente nell’altrui male che nel suo, consentire non volse. Non contento di questo, il giovane scolare prese le vestimento di tutta tre le donne e mostrolle a i mariti loro. I quali, vedendole, rimasero con una certa stupefazione che li rodeva il cuore. Dopo con grandissima meraviglia più intensamente riguardandole, dicevano tra sè: Non è questo il vestimento che io fei alla mia donna? Non è questa la cuffia che io le comprai? Non è questo il pendente che le discende dal collo innanzi il petto? Non sono questi gli anelletti che la porta in dito? Usciti di camera, per non turbar la festa non si partirono, ma a cena rimasero. Il giovane scolare, che già aveva inteso esser cotta la cena e ogni cosa dal discretissimo siniscalco apparecchiata, ordinò che ogniuno si ponesse a mensa. E mentre che gli invitati menavano le mascelle, lo scolare ritornò nella camera dove le tre donne in letto giacevano: e, discopertele, disse: Buon giorno, madonne; avete voi uditi i mariti vostri? Eglino quivi fuori con grandissimo desiderio vi aspettano vedere. Che dimorate? Levatevi su, dormiglione; non sbadigliate, cessate ornai di stropicciarvi gli occhi, prendete le vestimenta vostre e senza indugio ponetevele in dosso, che omai è tempo di gire in sala dove le altre donne vi aspettano. E così le berteggiava, e con diletto le teneva a parole. Le sconsolate donne, dubitando che ’l caso suo avesse qualche crudel fine, piangevano e disperavano della lor salute. E così angosciate e da dolor trasfitte, in piedi si levarono, più la morte che altro aspettando. E voltatesi verso il scolare, dissero: Filenio, ben ti sei oltre modo di noi vendicato; altro non ci resta se no che tu prendi la