in una calle non molto lontano dalla publica strada, così scalzo e in camiscia prese lo camino verso il suo albergo, e, senza esser d’alcuno conosciuto, entrò in casa. Simforosia, che già aveva intesa l’una e l’altra beffa fatta a Filenio, s’ingegnò di farli la terza, non minore delle due. E cominciollo con la coda dell’occhio, quando ella lo vedeva, guatare, dimostrandoli che ella si consumava per lui. Il scolare, già domenticato delle passate ingiurie, cominciò passeggiare dinanzi la casa di costei, facendo il passionato. Simforosia, avedendosi lui esser già del suo amore oltre misura acceso, li mandò per una vecchiarella una lettera, per la quale li dimostrò che egli con la sua bellezza e gentil costumi l’aveva sì fieramente presa e legata, che ella non trovava riposo nè dí nè notte: e perciò, quando a lui fusse a grado, ella desiderava, più che ogni altra cosa, di poter con esso lui favellare. Filenio, presa la lettera e inteso il tenore, e non considerato l’inganno, e smemorato delle passate ingiurie, fu il più lieto e consolato uomo che mai si trovasse. E, presa la carta e la penna, le rispose che, se ella lo amava e sentiva per lui tormento, che era ben contracangiato, perciò che egli più amava lei che ella lui, e ad ogni ora, che a lei ci paresse, egli era a’ suoi servigi e comandi. Letta la risposta e trovata la opportunità del tempo, Simforosia lo fece venire in casa, e, dopo molti finti sospiri, li disse: Filenio mio, non so qual altro, che tu, mi avesse mai condotta a questo passo, al quale condotta mi hai. Imperciò che la tua bellezza, la tua leggiadria e il tuo parlare mi ha posto tal fuoco nell’anima, che come secco legno mi sento abbrusciare. Il che sentendo, il scolare teneva per certo che ella tutta si struggesse per suo amore. Dimorando adunque il cat-