maggiore, e dissele: Madre mia diletta, voi siete povera e carica di figliuole; se voi consentirete, tosto ve ne verrete ricca. Io ho questo figliuolo porco, e lo vorrei maritare in questa vostra figliuola maggiore. Non vogliate avere rispetto a lui che è porco, ma al Re e a me; che, al fine, di tutto il regno nostro ella sarà posseditrice. La figliuola, queste parole udendo, molto si turbò: e, venuta rossa come mattutina rosa, disse che per modo alcuno a tal cosa consentir non voleva. Ma pur sì dolci furono le parole della poverella, che la figliuola accontentò. Ritornato il porco tutto lordo a casa, corse alla madre; la quale li disse: Figliuolo mio, noi ti abbiamo trovata moglie, e di tuo sodisfacimento. E fatta venire la sposa vestita di onorevolissime vestimenta regali, al porco la presentò. Il quale, veggendola bella e graziosa, tutto gioliva: e così puzzolente e sporco la intorniava, facendole col grugno e con le zampe le maggior carezze che mai porco facesse. Ed ella, perciò che tutte le vestimenta le bruttava, indietro lo spingeva. Ma il porco dicevale: Perchè indietro mi spingi? non ti ho io fatto coteste vestimenta? A cui ella, superba, alteramente disse: Nè tu, nè ’l tuo reame de porci mai me le facesti. E, venuta l’ora di andare a riposare, disse la giovane: Che voglio io fare di questa puzzolente bestia? Questa notte, com’egli sarà in su ’l primo sonno, io l’ucciderò. Il porco, che non era molto lontano, udì le parole, e altro non disse. Andatosene a dunque a l’ora debita il porco, tutto di letame e di carogne impiastracciato, al pomposo letto, con il grugno e con le zampe levò le sottilissime linzuola, e, imbruttato ogni cosa di fetente sterco, appresso la sua sposa si coricò. La quale non stette molto che s’addormentò. Ma il porco, fingendo di dormire, con