ventura passarono per l’aria tre altiere fate; le quali, veggendo l’addormentata giovane, si fermorono, e, considerata la lei bellezza e leggiadria, si consigliorono insieme di farla inviolabile ed affatata. Rimasero adunque le fate tutta tre d’accordo. La prima disse: Io voglio costei inviolabil sia: e la prima notte che giacerà col suo marito, s’ingravidi: e di lei nasca un figliuolo che di bellezze non abbia al mondo pare. L’altra disse: Ed io voglio che niuno offender la possi, e che ’l figliuolo, che nascerà di lei, sia dotato di tutte quelle virtù e gentilezze che si possino imaginare. La terza disse: Ed io voglio che ella sia la più savia e la più ricca donna che si truovi! ma che ’l figliuolo, che ella conciperà, nasca tutto coperto di pelle di porco, e i gesti e le maniere, che egli farà, siano tutti di porco: nè mai possi di tal stato uscire, se prima non saranno da lui tre mogli prese. Partite che furono le tre fate, Ersilia si destò: e incontinenti levatasi da sedere, prese i fiori, che raccolti aveva, ed al palagio se ne tornò. Non passorono molti giorni, che Ersilia s’ingravidò; e, aggiunta al desiderato parto, partorì un figliuolo, le cui membra non erano umane, ma porcine. Il che andato alle orecchie del Re e della Reina, inestimabile dolore ne sentirono. Ed acciò che tal parto non ridondasse in vituperio della Reina che buona e santa era, il Re più fiate ebbe animo di farlo uccidere e gettarlo nel mare. Ma pur rivolgendo nell’animo e discretamente pensando che ’l figliuolo, qual che si fusse, era generato da lui ed era il sangue suo, deposto giù ogni fiero proponimento che prima nell’animo aveva, e abbracciata la pietà mista col dolore, volse al tutto, non come bestia, ma come animal razionale allevato e nodrito fusse. Il bambino adunque, diligentemente nodrito, sovente veniva alla madre, e,