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favola sesta 91

veggendo l’ignoranza di costui, acciò che se ne vergognasse, l’ammaestrò in questo modo: — Quando ti averrà d’andar alla cura d’alcun infermo, al primo ingresso abbi sempre l’occhio sotto ’l suo letto; e quello che vi vedrai da mangiare, sappi certo che l’infermo ne ha mangiato. Questo è un notabile isperimento del gran commentatore; — e ricevuti alcuni danari, da lui si partí. La mattina sequente questo magnato ed eccellente medico, chiamato alla cura d’un certo contadino, ma però ben accomodato e ricco, entrando nella camera, vidde sotto ’l letto la pelle d’un asino; e poi ch’ebbe cerco e investigato il polso dell’infermo, trovatolo da inordinata febbre aggravato, gli disse: — Io conosco, fratel mio, che iersera hai fatto un gran disordine, chè hai mangiato l’asino; e per questa causa quasi sei incorso all’ultimo termine della vita tua. — Il contadino, udite cosí pazze ed esorbitanti parole, sorridendo gli rispose: — Perdonimi, prego, vostra eccellenzia, signor mio; sono già dieci dí ch’altro asino, che te solo, non ho io visto nè mangiato. — E con queste parole licenziò il cosí prudente e scienziato filosofo, e trovossi un altro medico piú perito di lui. E cosí appare, sí come dissi nel principio del mio ragionamento, che piú sono onorate le ricchezze che la scienzia. E se io sono stato piú breve di quello che conveniva, mi perdonerete; perciò che io vedeva l’ora esser tarda, e voi col capo affermar ogni cosa esser vera. —


il fine della ottava notte