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64 notte ottava

che dentro di Roma giunti non fussero. Continoando tutta tre il loro camino, e ragionando di piú cose insieme, Gordino abbassò gli occhi a terra; e vide una gemma in oro, che risplendeva sí che gli abbarbagliava il viso. Ma Fentuzzo prima l’aveva dimostrata a’ duoi compagni; e Sennuccio la levò di terra; e se la pose in dito. Laonde tra loro nacque grandissima differenzia, di chi esser devesse. Gordino diceva dever esser sua, perchè fu primo a vederla. Fentuzzo — Anzi debbe toccare a me, — diceva, — perchè innanzi di lui ve la mostrai. — Anzi s’appartiene a me di ragione, — diceva Sennuccio; — perchè io la levai da terra e me la posi in dito.— Dimorando adunque i sciagurati in questa contenzione, nè volendo l’uno cedere a l’altro, vennero a i fatti; e si diedero per lo capo e per lo viso sí fatti punzoni, che quasi da ogni parte pioveva il sangue.

Avenne che in quell’ora un messer Gavardo Colonna, uomo di gran maneggio e gentil’uomo romano, veniva da un suo podere, e ritornava a Roma. Gavardo, veduti dalla lunga i tre poltronzoni, e sentito il loro romore, si fermò, e stette alquanto sopra di sè, temendo forte che non fussero assassini e l’uccidessero; e piú volte volse volgere la briglia al cavallo e tornar a dietro. Ma pur fatto buon coraggio e assicuratosi, seguí il suo camino; e avicinatosi a loro, li salutò, e disse: — Compagnoni, che contese sono coteste che fate tra voi? — Rispose Gordino: — Gentil’uomo mio, il nostro contrasto è questo. Siam noi partiti dai propri alloggiamenti, e a caso si siam trovati in strada, e insieme accompagnati; e ne andiam a Roma. Onde caminando e ragionando insieme, io vidi in terra una bellissima gemma legata in oro, la quale per ogni debito di ragione devrebbe esser mia, perchè primo la vidi. — Ed io, — disse Fentuzzo, — primamente la dimostrai a loro; e per avergliela prima dimostrata, mi pare che piú a me appartenga, che a loro. — Ma Sennuccio, che non dormiva, disse: — Anzi, signor mio, la gemma debbe aspettar a me, e non a loro; perciò che, senza che segno fatto mi fosse, la levai da terra, e me la posi in dito. Onde non volendo l’uno cedere a l’altro,