Pagina:Straparola, Giovanni Francesco – Le piacevoli notti, Vol. II, 1927 – BEIC 1930632.djvu/30

24 notte sesta

tuo; se no, la cosa sarà con maggior tuo scorno e danno. — Io, — disse Panfilio, — mi obligo di essequire quanto voi mi proponerete. — Disse allora Polissena: — Io da te, figliuolo, altro non voglio, salvo che per tre sere cessi di grattarti la rogna; e io li prometto di sodisfare al desiderio tuo. — Il giovane, udita la materna proposta, stette alquanto sopra di sè: e quantunque dura gli paresse, nondimeno accontentò; e in fede di questo ambiduo si toccaron la mano. Sopravenne la prima sera, e Panfilio, partitosi da bottega, venne a casa; e posta giú la zamarra, si mise a passeggiare per camera. Indi, perchè il freddo lo molestava, si pose appresso il fuoco in un cantone; e tanto li crebbe la volontà di grattarsi, che quasi non si poteva ritenere. La madre, che era astuta e aveva acceso un buon fuoco, acciò che il figliuolo meglio si scaldasse, vedendolo torgersi e distendersi non altrimenti di quello ch’arrebbe fatto una biscia, disse: — Panfilio, che fai tu? Guarda che non mi manchi della promessa fede, perció che io non son a te per mancare. — Rispose Panfilio: — Non dubitate punto di me, madre mia. State pur voi ferma, ch’io non vi mancarò; — e tuttavia l’uno e l’altro rabbiava: l’uno di grattarsi la rogna, l’altra di ritrovarsi coll’amante suo. Passata con grandissima amaritudine la prima sera, sopraggiunse l’altra; e la madre, acceso un buon fuoco e apparecchiata la cena, aspettò il figliuolo che ritornasse a casa. Il quale strinse e denti, e meglio che ’l puote, ancor la seconda sera ottimamente passò. Polissena, vedendo la gran constanza di Panfilio, e considerando ch’erano passate due sere che grattato non si aveva, dubitò fortemente di non esser perdente; e tra se stessa si ramaricava assai. E perchè l’amoroso furore la tormentava molto, deliberò di far tal cosa ch’egli avesse causa di grattarsi, ed ella trovarsi colli suoi amanti. Onde fatta una delicata cena con preciosi vini e potenti, aspettò il figliuolo che a casa tornasse. Venuto il figliuolo e veduto l’insolito apparato, maravigliossi molto; e voltatosi verso la madre, disse: — Madre, e dove procede la causa di cosí nobil cena? Arreste mai voi mutato pensiero? — A cui rispose la madre: — Certo