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22 notte sesta

perdono per esser giovane e di poco rimasa vedova; ma faceva copia della persona sua a chiunque desiderava gli abbracciamenti suoi, non avendo riguardo nè a l’onor suo, nè a quello del marito.

Panfilio, che di tal cosa era consapevole, non già che la favoreggiasse, ma perchè di ora in ora s’accorgeva de’ pessimi portamenti della madre, si ramaricava molto, e ne sentiva quel grave cordoglio e dura passione di animo, quale ciascaduno prudentissimo uomo sentito arrebbe. Dimorando adunque il meschinello in questo tormento di animo, nè potendo piú sofferire tanto ignominioso scorno, piú e piú volte tra se stesso deliberò14 uccidere la madre. Ma poscia considerando che da lei avuto aveva l’essere, si rimosse dal suo fiero proponimento, e volse vedere se con parole la poteva placare, e rimoverla da questo errore. Laonde, presa un giorno l’opportunità del tempo, si pose con la madre a sedere; e tai parole amorevolmente le disse: — Madre mia diletta e onoranda, non senza grandissimo dolore e affanno mi son posto quivi con esso voi a sedere, e rendomi certo che voi non arrete a sdegno intender quello che nel petto fina ora tenni nascoso. Io vi ho per lo adietro conosciuta savia, prudente e accorta; ma ora imprudentissima vi conosco, e vorrei, sallo Iddio! esser tanto da lungi, quanto io vi sono da presso. Voi, per quanto io posso comprendere, tenete pessima vita, la quale oscura la fama vostra e il buon nome del quondam padre mio e marito vostro. E se non volete aver risguardo all’onor vostro, almeno abbiate rispetto a me, che vi sono unico figliuolo, in cui sperar potete che sarà vero e fido sostentacolo della vecchiezza vostra. — La madre, udite le parole del figliuolo, se ne rise, e fece a modo suo. Panfilio, vedendo che la madre faceva poco conto delle amorevoli sue parole, deliberò di non dirle piú cosa alcuna, ma lasciarla far ciò che l’aggradiva.

Non varcorono molti giorni, che Panfilio per sua sciagura prese tanta rogna, che pareva leproso; e perchè era il freddo grande, non poteva remediarle. Stavasi il buon Panfilio la sera presso il fuoco, e di continovo grattavasi la rogna; e quanto