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nota 241
II (IV, 4)

     Nel mezzo della notte un leva su,
tutto barbuto, nè mai barba [non] fé’;
il tempo accenna, nè strologo fu;
porta corona, nè si può dir re;
nè prete, e l’ore canta ed ancor piú;
calza li sproni, e cavalier non è;
pasce figliuoli, e moglie inver non ha:
molto è sottil chi indovinar lo sa.
Il gallo.

Ili (V, 4)

     Va sier Zovo indrio e inanti,
ch’è vezu da tuti quanti;
chi da un lò sta, chi da l’altro,
ben sará quel fante scaltro
che dá a quatro in su la schina,
s’a la prima lo indovina.
Tuta fiá, da bon amigo,
che l’è zovo pur ve ’l digo.
El zovo.

IV (VII, 3)

     Vecchio giá fui per tempo, e quando nacqui,
fui da mia madre maschio procreato;
molti giorni ne l’acque fredde giacqui,
indi poi tratto fuor martirizzato;
cotto giá fui, e quando a l’uomo piacqui,
col ferro m’ebbe ancor tutto squarciato;
d’allor in qua al servir fui sempre buono:
ditemi, se ’l sapete, chi ch’io sono.
Il lino.

V (IX, 2)

     Per me sto ferma, e se talun m’assale,
vo su per tetti e spesso urto nel muro;
le percosse mi fan volar senz’ale,
e saltar senza piedi al chiaro al scuro;
non cesso mai, se ’l mio contrario tale
non resta, che ’l desir suo sia sicuro;
in me principio o fin pur non si vede,
e cosa viva fui, né alcun me ’l crede.
La palla.