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FAVOLA XIII

Pietro Rizzato uomo prodigo impoverisse; e trovato un tesoro, diventa avaro.

[Vincenza]

La prodigalità è un vizio che conduce l’uomo a peggior fine che l’avarizia, perciò che ’l prodigo consuma il suo e quello d’altrui, e fatto povero, non è ben veduto da alcuno, anzi tutti lo fuggieno, come persona insensata, e dileggiano, prendendo gioco di lui: sí come intravenne ad un Pietro Rizzato, il quale per la sua prodigalità venne in grandissima miseria, indi trovato un tesoro, diventò ricco e avaro.

Dico adunque che già nella città di Padova, famosissima per lo studio, abitava ne’ passati tempi un Pietro Rizzato, uomo affabile, di bellezza prestante, e di ricchezza sopra ogni altro abondevole: ma era prodigo, perciò che donava a gli amici or questa, or quell’altra cosa, secondo li parea convenire al grado loro, e per la sua troppo grande liberalità aveva molti che lo seguitavano, nè mai li mancavano ospiti alla sua mensa, la qual era sempre abondantissima di dilicate e preziose vivande. Costui tra l’altre sue pazzie ne fece due, delle quali l’una fu, che, andando un giorno con altri gentil’uomini da Padova a Vinegia per Brenta, e veggendo che ciascaduno di loro s’essercitava chi in sonare, chi in cantare e chi in altre cose facendo, egli, per non parer tra loro ocioso, si mise con i danari a far, come si dice, passarini, e gettavali ad uno ad uno nel fiume. L’altra, ch’è di maggior importanza, fu ch’essendo egli in villa, e venendo a lui molti giovani per corteggiarlo, e veggendogli da lontano, per far loro onore, fece metter fuoco in tutte le case di suoi lavoratori. Volendo