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favola seconda 187

aperse la porta e fece entrare in casa questo pazzo. E chiuso l’uscio, ingenocchiossi avanti di lui, e a guisa di supplicante pregollo di grazia che volesse tacere, offerendosi pronta e apparecchiata ad ogni suo piacere, pur che non manifestasse il giovane adultero. Il pazzo, ma però savio in questo, mandato il furor suo da banda, cominciò dolcemente abbracciarla e basciarla, e brevemente combatterono insieme la battaglia di Venere. Nè cosí presto furono dalla valorosa impresa disciolti, che il marito di lei giunse all’improviso, e picchiò l’uscio, e chiamò che si venga ad aprirlo. Ma quella eccellente e gloriosa moglie, da cosí inopinato e subito mal percossa, non sapendo in questa roina che consiglio prendersi, l’adultero da paura sbigottito e già mezzo morto, fedelmente nascose sotto il letto, e fece salire il pazzo nel camino; poi aperse l’uscio al marito, e accarezzandolo bellamente lo invitava a giacersi con esso lei. E perchè era tempo di verno, comandò il marito che si dovesse accendere il foco, chè voleva scaldarsi. Furono portate le legna per accenderlo: non però legna secche, acciò che troppo presto non s’accendesse, ma verdissime; per lo fumo delle quali si frizzevano gli occhi del pazzo, e suffocavasi di modo, che non poteva trarre il fiato, nè poteva far che sovente non stranutasse. Onde il marito, guardando per lo camino, vidde costui che quivi s’era nascosto. E pensando egli che fusse un ladro, cominciò grandemente a riprenderlo e minacciarli. A cui il pazzo: — Tu ben vedi me, — disse; — ma quello che è sotto il letto nascosto, non vedi. Una sol volta son io stato con la moglie tua, ma egli ben mille volte ha contaminato il tuo letto. — Udendo queste parole il marito, il furore fu sopra di lui; e guardando sotto il letto, trovò l’adultero e lo uccise. Il pazzo, disceso giú del camino, prese un grosso bastone e ad alta voce cominciò gridare, dicendo: — Tu hai ucciso il mio debitore; per Dio, se non mi paghi il debito, ti accuserò al rettore, e farotti reo di morte. — Le quai parole considerando l’omicida e vedendo non poter prevalersi del pazzo, constituito in tanto pericolo, con un sacchetto pieno di buona moneta gli chiuse la bocca. Per il che la sua pazzia guadagnò quello che perso arrebbe la sapienza. —