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FAVOLA IV.

Un buffone con una burla inganna un gentil’uomo; egli per questo è messo in prigione, e con un’altra burla è liberato dal57 carcere.

È un detto communamente comendato, che i buffoni molte volte piaceno, ma non sempre. Onde, essendomi tocco il quarto luogo di favoleggiatore in questa sera, mi è sovenuta una novella, che fece un buffone ad un gentil’uomo; il quale, ancor che della burla si vendicasse, non però cessò di farglieli58 un’altra, per la quale dalla prigione fu liberato.

Vicenza, com’è noto a tutti voi, è città nobile, ricca, pomposa e dotata di pellegrini ingegni. Quivi abitava Ettore, nato dell’antica e nobil famiglia di Dreseni; il quale, sopra gli altri, per la gentilezza del parlar suo e per la grandezza dell’animo, diede e lasciò il nome di nobiltà a’ posteri suoi. Tante erano le doti dell’anima e del corpo di questo gentil’uomo, ch’egli meritò che la sua imagine con maraviglioso artificio posta fusse e affissa nelle strade pubbliche, nelle piazze, ne’ templj e ne’ teatri, e con grandissime lodi esser inalzato fino alle stelle. Tanta era la liberalità di costui, che parea veramente niuna cosa degna di memoria ritrovarsi, che a lui mancasse. Grande era la pazienzia sua in udire, la gravità nel rispondere, la fortezza nelle cose averse, la magnificenza ne’ suoi fatti, la giustizia e la misericordia nel condannare; in tanto che nel vero dir si può, il magnanimo Ettore tenere il principato tra la famiglia di Dreseni. Avenne un dí che un gentil’uomo aveva mandato a donare a questo eccellente signore un quarto di vitello eletto. Il servo che portava la carne, subito che giunse alla casa di questo magnifico signore, trovò uno aveduto