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favola prima 161

nuovi panni, fu menato dinanzi al re, il quale lo ricevette con grandi accoglienze; e addimandatolo per qual causa era stato gettato nel fiume, non poteva per dolor rispondere: ma la gatta, che sempre gli stava da presso, disse: — Sappi, o re, che alcuni ladroni avevano per spia il mio patrone esser carico di gioie per venire a donarle a te, e del tutto lo spogliorono; e credendo dargli morte, nel fiume lo gettorono, e per mercè di questi gentil’uomini, fu da morte campato. — Il che intendendo, il re ordinò che fusse ben governato ed atteso. E vedendolo bello, e sapendo lui esser ricco, deliberò di dargli Elisetta sua figliuola per moglie, e dotarla di oro, di gemme e di bellissime vestimenta. Fatte le nozze e compiuti e triunfi, il re fece caricare dieci muli d’oro, e cinque di onoratissime vestimenta, e a casa del marito, da molta gente accompagnata, la mandò.

Costantino, vedendosi tanto onorato, e ricco divenuto, non sapeva dove la moglie condurre, e fece consiglio con la sua gatta; la quale disse: — Non dubitar, patrone mio, che ad ogni cosa faremo buona provisione. — Cavalcando ogni uno allegramente, la gatta con molta fretta caminò avanti; ed essendo dalla compagnia molto allontanata, s’incontrò in alcuni cavallieri, a’ quali ella disse: — Che fate quivi, o poveri uomini? partitevi presto, che una gran cavalcata di gente viene, e farà di voi ripresaglia; ecco che l’è qui vicina: udite il strepito delli nitrenti cavalli! — I cavallieri spauriti dissero: — Che deggiamo adunque far noi? — Ai quali la gatta rispose: — Farete a questo modo. Se voi sarete addimandati di cui sete cavallieri, rispondete animosamente: Di messer Costantino, e non sarete molestati. — E andatasi la gatta piú innanzi, trovò grandissima copia di pecore e armenti, e con li lor patroni fece il somigliante; e a quanti per strada trovava, il simile diceva. Le genti che Elisetta accompagnavano, addimandavano: — Di chi siete cavallieri, e di chi sono tanti belli armenti? — e tutti ad una voce rispondevano: — Di messer Costantino. Dicevano quelli che compagnavano la sposa: — Adunque, messer Costantino, noi cominciamo sopra ’l tener vostro entrare? — ed egli col capo affermava di sí; e parimenti d’ogni