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quando tormentaste il figliuol mio, tormentavate le carni mie, perchè la carne del figliuolo, è propria carne del padre. — Il pretore, intesa la causa, volse del tutto assolverlo: ma perchè la giustitia non pativa che tanti deliti impuniti rimanessero, determinò di perpetuo bandirlo: non che i peccati sí lieve pena meritassero, ma per l’amore che ’l padre portava al figliuolo. Rosolino, intesa la legger sentenzia, levò le mani al cielo, e Iddio ringraziò, promettendogli con giuramento mutar vita e viver santamente. Partitosi Rosolino da Pavia, andò all’eremo, ed ivi visse santamente, e fece tanta penitenza de’ suoi peccati, che per grazia di Dio meritò di esser salvo; e di lui fino al dí d’oggi si fa memoria ad esempio di buoni e dannazione di tristi. —


il fine della notte decima.